Gioli, una mamma in Russia
"Ma mio figlio resta a casa"
La centrale azzurra in partenza per Mosca: "È una nuova sfida, ma non c'è il clima giusto per Gabriele. Che delusione a Pechino, ma nessuna mollerà la Nazionale"
Simona Gioli, 31 anni il 17 settembre. Tarantini
MILANO, 3 settembre 2008 - Un festone da appendere in salotto, la spesa per i cappellini e i giochi. Il menù da decidere per la festa: è il giorno del secondo compleanno di Gabriele, il figlio di Simona Gioli. E la centrale azzurra è impegnata nel ruolo di mamma. Per qualche giorno, poi il 22 settembre parte per la Russia e la nuova stagione con la Dinamo Mosca.
Pronta per l'avventura?"Sono un po' agitata. Ci sono stimoli nuovi ma anche pensieri, incertezze, paure".
Paura di cosa?"Il nome non è una garanzia, ogni volta bisogna dimostrare di valere. E' bello, le esperienze nuove mi piacciono, però allo stesso tempo mi dispiace lasciare Perugia. Qui c'è il mio cuore, la mia famiglia, la mia società, il mio presidente. Sono legata a tutti, non sono una insensibile mercenaria".
Perché ha scelto la Russia?"E' il nostro lavoro, il tempo passa e questi per me sono gli ultimi anni. Avevo bisogno di nuovi stimoli".
E suo figlio?"Cerco di godermi questi ultimi giorni con lui. E' uno spettacolo, sembra già un ometto".
Non verrà a Mosca?"Gabriele resta qui a Perugia con il papà, la tata e le nonne. Mio marito verrà a trovarmi con lui due o tre volte al mese. Credo sia la soluzione più giusta, a Mosca sarebbe rimasto in casa per sei mesi, non c'è il clima adatto a un bimbo".
Non le mancherà?"In realtà è da due anni che mi manca, la pallavolo non mi ha lasciato tanto tempo. Giocherò una partita ogni tre giorni, non avrei mai potuto stare con lui. Me lo godrò di più dopo".
Aspettative?"Mosca è una città che mi piace molto, ma la mia vita sarà tra appartamento, palazzetto e viaggi. Ci ritroverò Irina Kirillova, lei è una grande, e Gamova e Godina. Ultimamente ho visto più loro di mio figlio".
Obiettivo della stagione?"Rivincere, dopo un po' di amarezze. E sapere che sono soddisfatti dell'acquisto".
Passata la delusione olimpica?"Dopo una settimana di vacanza l'ho metabolizzata un po'".
Continuerà con la Nazionale?"Certo, se l'allenatore mi vorrà. Non ho mai avuto dubbi. Lo spirito della maglia azzurra è diverso, non ti fa dire ci sono o non ci sono dopo una partita persa. Non l'ho mai sentito dire da nessuna delle mie compagne. E' stata la mia ultima Olimpiade, ma ho 31 anni, chissà fra 4 anni che cosa farò, se avrò smesso. Se ci sarà un altro figlio, o un infortunio".
Avete capito che cosa è successo?"No, ma lo sport è così. Un anno riesce tutto a meraviglia, come per magia. Quello dopo no. Di sicuro abbiamo pagato il cambiamento di assetto".
Per l'assenza di Del Core?"Senza di lei è saltato l'equilibrio. Abbiamo cercato di tappare i buchi, ma nei momenti chiave è uscita l'insicurezza. Non è una giustificazione per i black out e per quello che è successo. Peccato, una medaglia ce la meritavamo per tutto il lavoro".
Che lezione porta a casa?"Che non si sta in alto solo per i meriti acquisiti. E che l'Olimpiade non c'è ogni anno ed è difficile rifarsi. Nemmeno la qualificazione è così semplice, stavolta è riuscita subito, le altre volte abbiamo dovuto grattare con le unghie sui muri per arrivarci. Per fortuna c'è mio figlio".
Perché?"Un figlio ti cambia la vita, non solo per dire. Torni a casa e capisci che perdere una partita non è la fine del mondo. Perderla all'Olimpiade lo è, ma solo per qualche giorno".
di
Marisa Poli