http://folgore1964.altervista.orgPensieri & ParoleTemi e Problemi messi a fuoco da un sognatoreIl Settore Giovanile e la Società Sportiva, da sempre un dilemma che attanaglia lo sport. Queste due branchie rappresentano un problema/ sogno irreale o un connubio continuo?
Queste sono le domande che ogni buon dirigente di Società dovrebbe porsi per ideare, costruire e portare avanti un settore giovanile positivo.
Qualche anno fa su questo tema ebbi la soddisfazione di partecipare ad uno stage che si svolse a Treviso, nel meraviglioso eremo della Ghirada (area a verde e di sport di proprietà della famiglia Benetton), che per tema aveva proprio questa fantomatica domanda: “Come deve essere e come deve funzionare un Settore Giovanile di prim’ordine?”
La risposta finale che tutti quei dirigenti presenti si dettero, su questo tema, è questa: La prima cosa che le Società devono fare è quella di decidere qual’è il vero obiettivo che il proprio settore giovanile deve perseguire. Successivamente la società deve scegliere le persone/allenatori adatti dal punto di vista morale, comportamentale, organizzativo e tecnico, per quel tipo di progetto. Dopo deve sempre la società comunque indicare la via prescelta agli allenatori.
Si dovranno ad esempio scegliere istruttori e non allenatori se la Società vuole portare avanti un discorso prettamente sociale. Perseguendo questa strada tutti dovranno essere consapevoli che sarà difficile aspettarsi risultati eclatanti sul campo (non che vincere o perdere le gare sarà uguale, ci mancherebbe) però l’aspettativa non dovrà essere di fare grandi risultati in campionati o tornei ma cercare di coinvolgere più giovani possibile, far fare loro una buona e sana attività di allenamento e di gare, non eccedere mai con un numero di allenamenti gravosi né lavorare in palestra come veri e piccoli “professionisti” e dare a tutti il giusto spazio di libertà per stare al passo con lo studio, feste di compleanno, gite scolastiche e via dicendo. Il tutto sempre fatto con disciplina, educazione, comportamento che sono alla base di una qualsiasi buona attività agonistica. Questa scelta se ben fatta porterà ad avere molti più giovani, attratti da una maniera di fare lo sport più soft, più lenta e tutto questo avrà più consensi sul territorio.
E’ ovvio che questa strada sarà però percorsa con il broncio (oppure rifiutata) da tutti quei giovani che intendono fare lo sport in maniera seria ed impegnata, che vogliono imparare alla svelta le tecniche ed i segreti dello sport che hanno scelto magari perché vedono in esso un brillante futuro pieno di successi premianti e soddisfazioni. E badate bene. Sono tanti!
Le società che scelgono questa strada ed “accolgono” e cercano questi tipo di sportivi lo fanno per cercare domani di rafforzare la propria prima squadra e anche per costruire piccole promesse che domani potrebbero portare linfa importante per l’intera organizzazione. Questa scelta dovrà portare in Società allenatori con grande esperienza alle spalle, valori tecnici invidiabili, metodi e comportamenti sani e rispettosi sì ma anche rivolti ad una disciplina meno “all’acqua di rose” e che esigono maggiori frequenze agli allenamenti, da fare con ritmi elevati. Queste squadre dovranno avere un “contorno” professionale, si dovrà partecipare a tornei di buonissimo livello, si dovranno fare riunioni tecniche con video e si dovrà partecipare all’attività agonistica con la quasi certezza di avvicinare risultati importanti. E’ ovvio che far parte di queste squadre significherà anche fare tante piccole ma importanti rinunce. D’altra parte anche nello sport come nella vita per arrivare ad ottenere risultati e soddisfazioni bisognerà mettere sulla bilancia anche dei sacrifici.
Le società quindi si troveranno di fronte ad un bivio nel fare questa scelta da “offrire” ai giovani del Settore Giovanile ed ai Tecnici ed è ovvio che dovranno avere le idee chiare ed essere consapevoli che poi queste scelte dovranno essere portate avanti, rispettate e fatte rispettare.
L’ideale, dissero alcuni a Treviso, sarebbe avere i numeri per dividere in gruppi distinti e portare avanti ambedue le “politiche” ma chi se li può permettere questi numeri? Però anche in questo caso sorgerebbe la problematica di avere in squadra giovani che marcatamente appartengono a modi diversi di intendere e fare lo sport e sarebbe un’estenuante lotta su diversi fronti.
Pensate come sia complicato dire ad un ragazzino che ama veramente quella disciplina e che vorrebbe avere dalla stessa tante soddisfazioni che… andare in palestra o sul campo due volte alla settimana è più che sufficiente e che basta un compito, magari anche semplice, di scuola da preparare per dover saltare l’allenamento o la partita. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, l’immagine di quel giovane che è chiamato a fare tre o quattro allenamenti alla settimana, magari anche con sacrifici fisici importanti e poi alla domenica alla partita sta per quasi tutta la durata in panchina. Perchè comunque nello sport, giustamente o no, per un allenatore la cosa fondamentale è vincere e tutti o quasi pensano che il metro con cui la Società li giudicherà a fine stagione saranno proprio i risultati e per vincere ci vuole la squadra migliore.
Qualcuno può dire….perchè non percorrere una via di mezzo? E’ complicato, occorre avere una Società ed allenatori di primissima fascia per non correre il rischio di far saltare il banco e per non creare ancora più confusione e far fiorire ed alimentare polemiche.
Chi avrà la fortuna di essere in una realtà con ambedue le “cose richieste” può permettersi anche di sognare e mandare al diavolo il detto della botte piena e la……
Mario Maltinti