Spunti di discussione., Varie ed eventuali!

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icon9  view post Posted on 26/10/2013, 13:03
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TUTTO IL MONDO E’ PAESE: GLI ALLENATORI DI PALLAVOLO UNA STRANA CATEGORIA DI “NATI IMPARATI”

By Volley Cecina - Posted on 23 Ottobre 2013
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Se c’è una categoria di “nati imparati” è senz’altro quella degli allenatori. In molti casi, purtroppo, chi fa il corso per allenatori, anche solo di allievo, e sostiene positivamente l’esame finale pensa di essere diventato un vero e proprio “deus ex-machina” e che non ha più bisogno di alcun “tutor” accanto o di corsi di perfezionamento o di aggiornamento che dir si voglia per migliorarsi e diventare un vero “allenatore”. E' pur vero che il corso per allenatori, con il conseguente esame finale, rilascia una “patente” che consente agli interessati di guidare, a seconda del grado, anche una “Ferrari” senza tuttavia sapere con sicurezza dove si trova il freno e l’acceleratore. E’ palese che il titolo conseguito dopo il corso per allenatori non consente di conoscere completamente le problematiche di varia natura che di fatto si devono affrontare mettendo un piede in palestra ed avendo di fronte un gruppo di atleti grandi o piccoli che siano e tutto questo sia da un punto di vista tecnico che gestionale. Troppo spesso il neo-allenatore “nato imparato” non possiede una della caratteristiche fondamentali dell’attività che ha intenzione di svolgere, ossia quella dell’umiltà. I nostri allenatori mai, o quasi mai, partecipano agli allenamenti diretti da tecnici più esperti dai quali potrebbero apprendere nozioni derivanti da anni di esperienze di vita di palestra realmente vissuta. Per esempio a Cecina si sono avvicendati tecnici “importanti”, non ultimo Antonio Giacobbe, ma mai, o quasi, un allenatore ha avuto il buon gusto, o comunque l’umiltà, di andare ad ascoltarlo od a vedere che cavolo facesse in palestra uno come lui che ha partecipato a Campionati Mondiali ed Olimpiadi. Ma questo non avviene solo a Cecina, bensì in molte delle tante realtà sportive nazionali perché, purtroppo, di allenatori “nati imparati” ce ne sono ovunque e non solo nella pallavolo. Sovente ci si giustifica asserendo che “già si passa troppo tempo in palestra con i gruppi di propria competenza” e non ce n’è più per altro, dimenticando che la “professionalità” in tutti i campi si acquisisce grazie anche al sacrificio ed alle rinunce nei confronti di qualcosa di più divertente. Troppo spesso gli allenatori, ma non solo i più giovani, partecipano ai corsi di aggiornamento solo per assolvere ad una norma federale e non per uno specifico interesse professionale facendo spesso anche i furbi nel limitarsi a pagare, a firmare la presenza ed a togliere dopo poco il disturbo. I risultati di una squadra, soprattutto a livello giovanile, dipendono sì dal materiale umano di cui si dispone, ma anche dalla qualità dell’allenatore che potrebbe in ogni caso far diventare eccellente un gruppo con caratteristiche fisiche ed agonistiche non proprio ottimali. Ecco che si fa fin troppo presto a chiedere al Presidente della società di voler essere retribuiti in modo sostanzioso senza tuttavia essere certi di garantire professionalità e conoscenze adeguate al compito che si andrà a svolgere. L’umiltà, purtroppo, è un aspetto fondamentale che in molti casi non appartiene ai giovani allenatori o, molto probabilmente, al corso allenatori i vari docenti si sono troppo spesso dimenticati di affrontare questo importante argomento in modo approfondito ed esauriente. (g.o.)
 
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gbII
view post Posted on 28/10/2013, 16:43




Finché gli allenatori saranno scelti da dirigenti catapultati per caso nel mondo della pallavolo, mi pare scontato che il livello sia questo...
 
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view post Posted on 28/10/2013, 17:17
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e intanto la pallavolo Toscana muore...
 
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view post Posted on 27/3/2014, 15:49
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Ringraziamo l'amico Barbogio per la segnalazione!!!



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Pallavolo giovanile: un diritto per tutti?
Pianeta Volley
By Pianeta Volley marzo 24, 2014 07:30

Cicogna-Arianna
Arianna Cicogna

Arianna, nostra figlia maggiore, ha 16 anni. Ha cominciato a giocare a pallavolo quando ne aveva solo 6. È cresciuta praticando questo sport e ne è sempre stata innamorata. In tutti questi anni ha ottenuto tante soddisfazioni, ma purtroppo non meno delusioni; ogni volta però, senza esitazioni e con caparbietà, non ha perso di vista l’obiettivo e con la grinta che la caratterizza non si è lasciata abbattere. Tuttavia, quanto successo in questa stagione sportiva non le ha lasciato scelta: lo sport per il quale ha dato tutta se stessa, senza mai risparmiarsi e rinunciando a tutto, non lo potrà più praticare. Tutto ciò è scaturito dal fatto che Arianna alla fine della scorsa stagione ha manifestato, prima a noi genitori e poi alla società di appartenenza, la volontà di voler cambiare squadra, ancor prima di aver ricevuto qualsiasi proposta alternativa. Tale desiderio non è stato originato dal nulla e nostra figlia lo ha maturato con fatica e non senza ripensamenti, in parecchio tempo. Indipendentemente dalle motivazioni, indipendentemente dalle responsabilità, il fatto è che lei non si sentiva più a suo agio in quella società e le sarebbe piaciuto poter fare un’esperienza alternativa. Dopo avere affrontato più volte tale questione in famiglia e compreso il suo disagio noi, in qualità di genitori, abbiamo preso iniziativa e siamo andati a parlare con la società per capire come poter trovare una soluzione di comune accordo. Nostra figlia non ha mai negato quanto fatto dalla società per la sua crescita tecnica e anche noi ne siamo tutt’oggi consapevoli. Allo stesso modo siamo consci di quanto lei abbia dato loro: la sua totale ed incondizionata disponibilità, sempre e comunque. Con questa consapevolezza, se un prestito non fosse stato possibile, non ci saremmo mai tirati indietro di fronte all’eventuale richiesta di un equo indennizzo al fine dell’ottenimento del suo nulla osta. Purtroppo, però, da parte della società abbiamo trovato un muro: o un prestito oneroso, ma solo fuori regione, o un compenso di ben 15’000 euro per lo svincolo definitivo! Premesso che all’epoca dei fatti, agosto scorso, Arianna aveva 15 anni, una ragazzina quindi e, premesso che per farla giocare a pallavolo abbiamo sempre pagato la quota annuale richiesta dalla società, una pretesa di questa entità la riteniamo un insulto alla decenza e degna di denuncia. Ci siamo pertanto trovati costretti a cercare una motivazione, comunque fondata, per adire la giustizia sportiva. Dopo una prima sentenza del Cta che in maniera dettagliata riconosceva le nostre ragioni attribuendo un valore presumibilmente equo di 4’000 euro per il cartellino di Arianna, a fronte del ricorso della società sportiva, sia il Caf prima, che la Corte Federale dopo, hanno invece, in maniera concisa e ambigua, ribaltato la sentenza, annullando di fatto lo svincolo. Nostra figlia se vorrà continuare a giocare a pallavolo potrà farlo unicamente con la società che a quattordici anni l’ha cartellinata e vincolata per 10 anni! Pur essendo venuti meno la fiducia e il rispetto che dovrebbero essere alla base del rapporto tra atleta e società, le è stata negata la possibilità di andare a giocare altrove. Le è stato detto “non badare alla società e pensa a giocare a pallavolo”… ma per lei la pallavolo è uno sport, un divertimento, non un lavoro, ed è suo diritto potersi recare in palestra con entusiasmo e serenità, senza nulla togliere alla serietà e all’impegno. È stato forse firmato un contratto? Stiamo forse parlando di una professionista? Niente di tutto questo, ovviamente! Ciononostante noi come famiglia eravamo disposti a riconoscere un cospicuo indennizzo alla società pur di risolvere in bonis la questione: “o 15’000 euro o non se ne fa niente”, questa è stata la disponibilità offertaci. La cosa grave è che stiamo parlando di una minorenne in età adolescenziale che, nonostante la maturità dimostrata nell’affrontare la delusione, non riesce a farsene una ragione. Ci siamo rivolti alle istituzioni locali, alla federazione sportiva, sperando, ingenuamente, di trovare sostegno per riportare la questione nel buon senso comune. Che illusi! Come possiamo sperare che in questo paese cambino le cose… già in questo ambito, di fronte al subentrare di interessi economici e della salvaguardia delle poltrone, tutte le chiacchiere e le false aspettative si vanno a far benedire. Stiamo parlando di sport, di quello sport a cui noi genitori ingenuamente, lo ribadiamo, abbiamo indirizzato i nostri figli, sin dalla tenera età, al solo scopo di farli crescere in salute e in un ambiente di sani principi… a sedici anni, invece, Arianna si ritrova a dover fare i conti con i meccanismi contorti che stanno distruggendo la nostra società, a tutti i livelli. Nei Paesi Europei all’avanguardia i minori, almeno nello sport, godono di particolare tutela, perché questo non avviene anche in Italia? Perché si consente alle società sportive, che di sportivo hanno ben poco, di speculare sulle capacità di un’atleta che, anche se talentuosa, è pur sempre una minorenne? Unico risultato conseguito dalla società in questione è quello di aver perso definitivamente e per l’ennesima volta un’atleta: ha il suo cartellino, ma non avrà mai più la giocatrice! Ma a loro non importa… ciò che conta sono gli obiettivi, il vincere a tutti i costi, anche al prezzo di perdere tutte le ragazze che non condividono il loro modo di operare. Nostra figlia non è stata la prima e non sarà neanche l’ultima, purtroppo. Questa denuncia non vuole essere fine a se stessa e tantomeno un modo di esprimere rancore nei confronti della società o della federazione. Non ci interessa. Nostra figlia, se nulla cambierà, non giocherà più a pallavolo, ma per evitare che quanto a lei successo possa accadere ad altre ragazze e ragazzi è dovere di tutti coloro che credono nei valori dello sport gridare a gran voce il comune disappunto: la regolamentazione del tesseramento vincolante deve essere modificata, almeno per gli atleti minorenni. Se non altro sarebbe opportuno, a loro tutela, introdurre un tetto alle richieste economiche oltre il quale le società non potranno vantare pretese. Lo sport, così come la scuola, è un diritto dei nostri figli e almeno noi faremo di tutto per impedire in futuro che società spregiudicate, cosiddette ‘sportive’, possano impedire ai ragazzi il piacere di fare lo sport amato.
Franco Cicogna ed Elisabetta Costi



P.S. – Per chi vorrà commentare quanto da noi scritto, cortesemente, vi invitiamo a non far diventare questo articolo uno strumento di ripicche personali e un’opportunità per scrivere insulti o parolacce verso altri, come spesso accade nei social network. Proviamo tutti in maniera decisa ma educata a riuscire ad avere un confronto civile. Questo sarebbe già un gran risultato visto la conflittualità che caratterizza la società odierna.



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Alessandro Lombardi • 2 giorni fa

È stato firmato un contratto, vi domandate? Sì, il tesseramento lo avete firmato anche voi genitori. Se non vi siete informati prima sul contratto che avete firmato la responsabilità è vostra.
Siete troppo di parte quando dite che la CTA ha dettagliatamente accolto il vostro ricorso, mentre le commissioni che l'hanno cassato, chissà perché, sono ambigue.
Ho letto le sentenze e a mio parere la decisione assunta è corretta, a causa della partecipazione alla selezione regionale, il che non ne fa una giocatrice e basta, ma un possibile prospetto di interesse nazionale, possibile obiettivo di società reclutatrici e procuratori.
Quindi è assolutamente ovvio che non si tratti di una normale sedicenne e che non possa andare dove le pare allo schioccar delle dita, alla faccia magari di una società che se l'è coccolata e riverita.

Sì, perché mentre voi dipingete di nero la società che, piaccia o no, ha permesso a vostra figlia di diventare quel che è, ci sono anche in giro tante giocatrici arriviste e società buoniste e genitori della piccinini, dove il rapporto che descrivete si può comodamente ribaltare. Ecco perché suona irragionevole dire che bisogna cambiare le regole, solo perché "danneggiano" vostra figlia. Le regole devono essere eque.

Ciò detto, invece di cambiare le regole, basta rispettare quelle che ci sono. Che vostra figlia torni a giocare, finisca la stagione, e che si trovi per l'anno prossimo una B1. Avrà lo svincolo per crescita tecnica, sempre che non faccia parte di una selezione regionale o nazionale.
Diversamente dovrete rispettare il vincolo che obbliga i firmatari "alla pratica della pallavolo nell'interesse ESCLUSIVO della società vincolante". Sul prezzo, forse (FORSE) 15mila sono troppi ma 4mila sono pochissimi. Medierei sui 10mila circa.

Basta che non raccontiamo la favoletta dello sport per i giovani, che non è proprio questo il caso. Vi serve solo a raccogliere il consenso dei gonzi.





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Franco Cicogna Alessandro Lombardi • 2 giorni fa

Ci spiace che definisca “Gonzi” (sciocchi, per intenderci) quasi 2.000 persone che hanno già manifestato il loro consenso, oltre noi stessi.

Le risponderemo comunque punto a punto.

Il tesseramento di un figlio non è proprio la firma di un contratto. Non ci sono le clausole e in ogni caso nessuna società le spiega in dettaglio ai genitori. Dove c’è scritto, nel “contratto”, che una ragazza di 15 anni può andare in prestito solo fuori regione per decisione del sodalizio. Noi eravamo consapevoli del vincolo che si sarebbe creato, ma pensiamo, ancora oggi e nonostante tutto, che esista il buon senso nelle persone, senza immaginare che qualcuno potesse arrivare a tanto.

Non siamo di parte nel giudicare le sentenze. Ci scusi, ma se l’articolo 35.2 del RAT dice che l’atleta può essere svincolata in caso di cessione del titolo (la serie D nel nostro caso) e questo è avvenuto, secondo lei c’è l’ammissibilità del ricorso? In ogni caso le abbiamo definite ambigue e non ingiuste, perché si parla della cessione del titolo di B1 che in realtà non è stato ceduto, ma “rinunciato” con tanto di sanzione (trova tutto nel sito
della Fipav). Possiamo avere il dubbio lecito dell’ambiguità visto che si è parlato della B1 e non della D?

Se partecipare ad una rappresentativa rende un giocatore di interesse nazionale è evidente che non conosce le dimensioni della nostra regione sia in termini di abitanti che in termini di tesserati. Contrariamente a quello che lei scrive nostra figlia è una normale sedicenne, talentuosa probabilmente. Ma bisogna avere la consapevolezza del proprio perimetro e delle proprie possibilità, senza creare false aspettative ai figli. Purtroppo molti genitori ragionano diversamente, ma si deve essere liberi di poter pensare che lo sport è prima di tutto un divertimento, oltre che una passione.

La troviamo superficiale, che non è un’offesa, nel definire il caso di Arianna come se volesse cambiare società allo “schioccare delle dita”. E’ chiaro che non conosce il contesto, anche perché parla di un sodalizio che se l’è coccolata e riverita. Se così fosse, probabilmente, non avrebbe manifestato un disagio tale (nel corso del tempo) da maturare la volontà di cambiare società (e questo abbiamo cercato di spiegarlo nel nostro articolo).

Noi non dipingiamo di nero la società, non cerchiamo rivincite, ed è lei stesso a definire troppi 15.000 euro. Se nostra figlia è diventata quello che è, una buona giocatrice di pallavolo, il merito è sia della società che dell’atleta. Anche questo è ben evidenziato nell'articolo..

Noi crediamo che 15.000 ma anche 10.000 euro siano tantissimi, almeno per chi come noi realmente non spinge i figli allo sport perché diventino dei campioni, ma perché possano imparare a vivere in un contesto di amicizie, di regole e di rispetto, che devono essere bilaterali.

Se per lei 15/10.000 euro sono pochi, per gran parte delle famiglie sono una follia, forse un anno di stipendio. Faccia una riflessione su questo e ci dica con quale facilità un genitore possa aprire il portafoglio e tirare fuori queste somme. Lo stesso potremmo dire per 4.000 euro!

Troviamo la sua ultima frase finale una provocazione, ma le rispondiamo comunque. Ci perdoni: come fa a definire la storia di Arianna una “favoletta dello sport per i giovani”. Difronte ad un disagio psico/fisico di un’adolescente bisogna essere più prudenti nelle affermazioni, se non altro per rispetto di chi comunque in tutto questo sta soffrendo in prima persona.





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Alessandro Lombardi Franco Cicogna • un giorno fa

No, cari signori, il tesseramento È un contratto, altrimenti sarebbe bastata una stretta di mano o una telefonata. Il contratto ha clausole sulle quali evidentemente voi non vi siete informati. Questo non fa di voi dei criminali, certo, ma avete accettato, FIRMANDO, cose che non conoscevate. Succede.
La questione della cessione ve la spiego con un esempio. Squadra che cede serie D e rimane con la terza divisione di libera iscrizione. L'eventuale ricorso viene accolto. Ma, in qs caso la squadra ha ceduto la D per avere una C. Non c'è quindi decrescita tecnica. Ragion per cui trovo molto adeguata la riforma della prima sentenza, anzi mi stupisco di come possa essere stata accettata a suo tempo la richiesta di svincolo.
Sulla cifra. Mi presento, sono un allenatore della Lombardia e mastico pallavolo da appena una ventina d'anni. Posso anche sbagliarmi su vostra figlia dato che non la conosco, ma i prezzi che ho visto girare per giocatrici CIRCA di quell'età e spessore sono quelli. E sono stati pagati. A voler accettare che il contesto umbro possa essere meno competitivo di quello lombardo, posso capire di tagliare fino a 10k euro. Questo non significa che sia facile averli a disposizione, non ho detto questo e non è per nulla raffinato che mi attribuiate cose che non ho detto e che non penso. Però se un giocatore ha talento e prospettiva, ha anche un valore. E personalmente concordo sul fatto che il "prestito fuori regione" mi sembra una modalità curiosa.
Sul resto avete frainteso, perché fondamentalmente mi riferivo al vostro "bisognerebbe cambiare le regole" solo a causa del vostro caso specifico, senza conoscere io minimamente le parti in causa se non tramite le sentenze. In questo articolo avete omesso di segnalare le oggettive qualità tecniche di vostra figlia, e nemmeno questo è molto raffinato. Perché tutti, ma proprio tutti, sono ben disposti a approvare la sana voglia di giocare di una delle migliaia di sedicenni della penisola che viene ingiustamente bloccata dalla società di appartenenza che magari chiede 5 palloni nuovi. Peccato che non sia questo il caso, dato che la sedicenne in questione POTREBBE avere un futuro serio, indipendentemente dal fatto che VOI riteniate che in Umbria non siete così forti. La favoletta la avete dipinta voi, giusto per avere, ripeto, il supporto dei gonzi, pronti a scatenarsi contro le società brutte e cattive. Ma la realtà differisce dalla fantasia.
Stento a credere che nessuna società avesse fatto pervenire anche solo piccoli abboccamenti a una giocatrice 15enne che giocava in D, giocherebbe in C e si è accasata in B2. Non è un male essere ambiziosi e nemmeno essere arrivisti, ma le favole raccontatele a chi non fa pallavolo....
Questo, ovviamente, non significa che il disagio di Arianna non ci sia. Ci sarà sicuramente. Io sono il primo a dire che in palestra è meglio avere atleti motivati che non motivati, indipendentemente dal motivo di attrito. Ma vanno bilanciati i legittimi interessi di tutti.
E col vostro articolo, assolutamente omissivo nel descrivere compiutamente la realtà dei fatti, potete solo trovare il supporto, ripeto, dei gonzi. Se uno legge il vostro articolo, percepisce la bimba di 1/2 divisione che
vorrebbe andare a giocare con le amiche all'oratorio sotto casa, vessata
da una società di orchi cattivi che specula sulle povere famiglie. E
poi c'è la marmotta che incartava la cioccolata...
Una discussione seria, invece, prima inquadra BENE il contesto, per poi discutere. Sul prezzo, sulle sentenze, sulle regole... su quel che si vuole.


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Franco Cicogna Alessandro Lombardi • 16 ore fa

Partiamo da una visione troppo diversa dello sport per continuare questo pseudo confronto.

Noi non dobbiamo convincere nessuno e continuiamo ad essere fermamente convinti che le regole del tesseramento vadano adeguate e migliorate a tutela dei minorenni e non solo dei sodalizi.

Siamo orgogliosi di essere dei Gonzi, rispettosi, che credono nelle favole … magari a lieto fine!
 
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view post Posted on 4/9/2014, 12:07

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Arianna Cicogna: «Finalmente posso giocare»

Arianna Cicogna

“L’incubo è finito”, con queste poche parole Arianna Cicogna sintetizzava lo scorso 29 agosto sulla sua pagina di Facebook ciò che da lungo tempo aveva sperato, poter tornare in campo e giocare a pallavolo. La sua storia era balzata agli onori delle cronache nella scorsa stagione, quella che lei avrebbe voluto giocare in una società sportiva diversa da quella da cui proveniva, ma che gli è stata negata. Una serie di decisioni in ambito di giustizia sportiva che dapprima l’hanno svincolata accogliendo il ricorso avanzato in suo favore, poi bloccata per ribaltamento della sentenza. La conseguenza di tutto ciò è che una ragazza di 16 anni è rimasta ferma per una stagione, una pugnalata al cuore per chi come lei è innamorata della pallavolo. Ma ora in fondo al suo tunnel è tornata la luce e parlare di questa vicenda è una liberazione. «Quando un anno fa mi dissero che non mi avrebbero lasciato il trasferimento provai rabbia, ma ancor di più stupore, perché già da diverso tempo avevo manifestato il mio disagio e le mie intenzioni di cambiare aria. Non riuscivo a capire il motivo di tanto accanimento nel momento in cui la mia famiglia, non trovando soluzioni consensuali, aveva richiesto il cartellino definitivo». Le trattative non portano a nessun accordo ed allora la famiglia della giovane pallavolista tenta la soluzione legale che porta dopo un periodo travagliato allo svincolo. Arianna torna in campo nello scorso mese di dicembre. «Avevo una gran voglia di giocare dato che avevo visto tutte le altre ragazze riprendere l’attività sportiva ed io ero invece bloccata da quattro mesi e potevo solo guardarle. È scontato dire che ero molto contenta, anche a causa del’affetto che avevo ricevuto in quel momento da parte di tanta gente, anche sconosciuta». Ma poi arriva il ricorso del vecchio club che ribalta la sentenza ed il cielo torna a scurirsi. «Temevo che lo svincolo non sarebbe stato accettato dal club con cui avevo giocato l’anno precedente, ma non immaginavo che il ricorso mi avrebbe riportato al punto di partenza, ossia guardare le altre giocare». La sua storia comincia a circolare in molte testate sportive e diventa di grande attualità. «Sono rimasta molto colpita dalla solidarietà ricevuta, anche se questo non mi ha riportato in campo. È normale che, per chi come me ha dato tutto per questo sport, stare fermi otto mesi sia frustrante e doloroso. Non ho potuto nemmeno giocare a beach volley in ambito federale ed ho perso l’ultimo anno di under 16 a cui tenevo particolarmente, anno e finali che nessuno mi potrà mai restituire». Dodici mesi sono trascorsi dall’inizio dei fatti e quando pochi giorni fa, il 29 agosto appunto, la transazione tra la sua famiglia ed il club riesce a trovare un punto d’incontro, torna la luce. «Ho provato un senso di liberazione e di gioia ma non di vittoria, perché in questa mia vicenda non ha vinto proprio nessuno… ma almeno posso tornare sul parquet a fare quello che più mi piace e al quale in passato ho dedicato tutto il mio tempo libero».
Tutta questa storia, come si può ben capire, ha avuto delle ripercussioni di vario genere. «Ci sono state sia note dolenti che note molto positive, perché a causa di questa vicenda ho perso rapporti di amicizia con persone a me molto care, allo stesso tempo ho trovato tanta gente, amici e non, che mi ha sostenuto trasmettendomi affetto, forza e solidarietà. Io e la mia famiglia siamo stati contattati da tantissime persone, anche sconosciute, da tutta Italia; altri genitori, altre giocatrici e giocatori, appassionati di volley, giornalisti, procuratori, allenatori, dirigenti sportivi. C’è anche qualche aneddoto curioso, sono stata infatti contattata anche da Greta Cicolari, ex giocatrice azzurra di beach volley, e ho così avuto modo di conoscerla e di passare una giornata con lei sui campi di sabbia di Civitanova Marche, un’esperienza bellissima. Una delle cose brutte che mi porterò dietro di questa storia è che ci sono state anche accuse anonime sui social network che mi hanno ferito molto, forse perché chi scriveva certe cose non aveva ben compreso il disagio da me provato e che mi aveva spinto a chiedere un’esperienza altrove». Al termine di questa amara parentesi della sua vita sportiva, Arianna non dimentica di ringraziare chi si è dimostrato solidale con lei. «La società sportiva di Marsciano, perché in questo anno mi hanno sostenuto, oltre ogni aspettativa, atlete, allenatori, dirigenti, genitori in maniera incondizionata e se vogliamo anche inaspettata. La Gecom Perugia, in particolare il coach Fabio Bovari, perché in questo ultimo mese oltre ad essersi interessato a me, lo ha fatto con un rispetto ed una disponibilità unica, anche nel momento in cui ho fatto una scelta diversa da quella che avrebbe preferito. Tutte le mie amiche, pallavoliste e non, perché nei momenti di sconforto e ce ne sono stati tanti, hanno cercato in tutti i modi di rincuorarmi. La società Pallacanestro Perugia, che ha cercato di ‘sottrarmi’ al mondo del volley, dandomi l’opportunità di partecipare ad alcuni loro allenamenti estivi, veramente divertenti e dove ho conosciuto tanta gente nuova. Sarebbe stata un’alternativa alla pallavolo, se le cose fossero finite diversamente… Nicola Napolione, l’avvocato che mi ha seguita. Si è dimostrato una persona di gran sensibilità e ha fatto propria questa vicenda, diventando un amico mio e della mia famiglia. Tanta gente che mi è stata vicina, anche solo con un messaggio, un post o un ‘mi piace’ sui social network. Ora spero solo che questa diventi un’esperienza da archiviare, niente di più».

Fonte: www.pianetaVolley.net
 
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view post Posted on 27/9/2014, 16:06

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Premiata la pallavolista Agata Zuccarelli

CARRARA. «La nostra gratitudine per la tenacia, la serietà e lo spirito di sacrificio che le consentono di ottenere grandi successi attraverso i quali porta il nome di Carrara nel mondo, essendo di esempio a tanti giovani della sua generazione». E’ il testo della motivazione scritta nell'attestato di merito che il presidente del consiglio comunale, Luca Ragoni, ha consegnato a nome della città alla pallavolista Agata Zuccarelli. La cerimonia si è svolta alla presenza, tra gli altri, di Massimo Menconi nella duplice veste di consigliere comunale e direttore sportivo della Pallavolo Apuania Carrarese.

Agata Zuccarelli, classe 1995, ha iniziato a giocare nel 2006 nella Virtus Carrarese, per un anno passa all'Apuania Carrarese e torna di nuovo alla Virtus dove rimane fino al 2010: è qui che fa il suo esordio in serie C. Nel 2010 passa alla Polisportiva Casciavola di Pisa che le propone di iniziare il suo percorso come titolare in serie B1 e di proseguire con le giovanili nell'under 18, dove nel 2011 la squadra conquista il titolo di campioni regionali.

Nel 2012 si trasferisce a Figline Valdarno, giocando sempre in serie B1 e under 18. Nel 2009 e nel 2010 ha fatto parte della selezione Toscana Indoor partecipando al Trofeo delle Regioni a Lignano Sabbiadoro e l'anno successivo in Calabria. Nel 2011 e 2012 è stata convocata con la selezione Toscana di Beach volley e ha partecipato al Trofeo delle Regioni a Torino e a Cesenatico.

Nell'estate del 2012 viene convocata dalla nazionale di Beach Volley per effettuare degli stage al termine dei quali è stata selezionata per partecipare al suo primo campionato europeo Under 18 a Brno in Repubblica Ceca. Nell'estate del 2013 ha partecipato al mondiale Under 19 a Oporto e all'europeo Under 22 a Varna.

Ad Agata Zuccarelli arriva la proposta di aderire al progetto nazionale del Beach Volley abbandonando l'indoor: la giovane atleta, quindi, si trasferisce a Roma dove comincia il suo percorso con la nazionale di Beach Volley. Quest'anno oltre ai campionati mondiali ed europei giovanili, ha partecipato alla finale del campionato europeo master a Cagliari e ha fatto il suo primo esordio al Grand Slam di Klagerfurt.
 
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view post Posted on 7/10/2014, 14:05
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Palestre nel caos a Pistoia, il volley si ribella

di Saverio Melegari

PISTOIA. Ai ferri corti società di volley e amministrazione comunale.Se non si trova l’accordo sui tempi di utilizzo degli impianti sportivi comunali, potrebbe aprirsi la strada verso la chiusura definitiva dell’attività giovanile del volley a Pistoia, uscita pesantemente penalizzata dalla prima applicazione del nuovo regolamento di cui il Comune si è dotato. Le società cittadine martedì 7 ottobre sono chiamate alla riunione finale con l’ufficio promozione sportiva del Comune di Pistoia e l’assessore allo sport Mario Tuci per capire se e come si potrà effettuare ancora attività di pallavolo a livello giovanile provinciale. Altrimenti l’alternativa è una sola: chiudere l’attività, ritirare le varie squadre dai campionati e di fatto far morire uno sport che, soprattutto a livello femminile, è molto popolare.
La situazione.Da fine estate è stato dato il via al nuovo regolamento comunale sugli impianti sportivi e le società maggiormente penalizzate sono risultate essere quelle di volley. Infatti, chi nella scorsa stagione (da settembre 2013 a giugno 2014) aveva un numero di ore anche elevato si è ritrovato ad avere in mano solo delle briciole. A spiegare al meglio la situazione è una nota della società Avis Volley Pistoia. «Lo scorso anno avevamo 10 ore – si legge nel documento – e ci attendevamo perlomeno che ci venissero confermate. Invece, dopo una serie di email fra la nostra società e gli uffici comunali, dirigenti compresi, ci è stato comunicato il 22 di settembre che possiamo utilizzare la palestra delle scuole elementari “Collodi” (che di fatto è una stanza dove non si può nemmeno stendere per intero la rete che divide il campo) nell’orario della scorsa stagione (3 ore) ma che quella struttura, per noi, è utilizzabile al massimo soltanto per il mini volley».
«Il 23 settembre – prosegue la nota di Avis Volley – sempre dal Comune ci arriva una comunicazione nella quale si dice che per i gruppi agonistici giovanili (in totale 4 squadre,ndr) c’era a disposizione una sola ora alla “Collodi”». In pratica, in quegli unici 60 minuti a disposizione si dovevano allenare per tutta la settimana Under17, 14, 13 e 12 in vista poi delle partite del weekend.
La rabbia. Vista la situazione, la Fipav provinciale ha deciso di sospendere temporaneamente la composizione dei vari campionati in attesa di conoscere gli spazi a disposizione per la prossima stagione. Secondo quanto comunicato da Fipav già due squadre hanno alzato bandiera bianca e se non si troverà una soluzione, potrebbe toccare anche ad altre. «C’è stata anche una riunione con l’assessore Tuci – precisa la nota di Avis Volley – nella quale ci ha rassicurato e che verrà trovata una soluzione, ma non dicendo quale. E ora si arriva a questo incontro alla ricerca di una soluzione condivisa ma della quale non comprendiamo l’utilità... Rischiamo di chiudere e qualcuno dovrà prendersene la responsabilità».
Le squadre. La pallavolo in città è praticata a tutte le età e, se si eccettuano le prime squadre che giocano nei campionati regionali di Serie C e Serie D, c’è poi tutta un’attività magari meno pubblicizzata ma che riguarda le leghe di Prima Divisione e tutta l’attività giovanile che comprende Under18, 17, 15, 14, 13 e 12, per non parlare poi dell’avviamento al volley per bimbi e bimbe molto più piccoli.
 
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view post Posted on 9/3/2015, 13:26
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BRUTTA GIORNATA
0 Commenti 9 Marzo 2015 in Comunicazioni

BRUTTA GIORNATA Brutta giornata, al di là dei risultati delle formazioni che scendevano in campo da Venerdì a Domenica è comunque stata una brutta giornata. Quando sì è al vertice di un organizzazione come la Pietro Larghi capita di dover spostare l’attenzione dai meri risultati sportivi e dalle questioni tecniche per concentrarci più approfonditamente sulle questioni , educative e morali. Negli ultimi giorni e poi domenica mattina sono successi fatti in palestra che mi hanno profondante amareggiato e che vanno contro tutto quello che io, il consiglio e i dirigenti cerchiamo di trasmettere ogni giorno. Partiamo dalla fine gara Under 12 , la cosa forse meno grave e più gestibile. Mi è stato riferito di offese e sfotto tra le formazioni a fine gara negli spogliatoi che sono poi sfociate in lanci da uno spogliatoio all’altro di carta igienica e acqua. Non ero presente e non so quante nostre ragazze erano coinvolte in questo fatto , ma anche fosse stata una sola , essa ha tradito quello che è il primo valore dello sport, e cioè il rispetto. Il rispetto dell’avversario , sia che lo abbiamo battuto sia che abbiamo subito una sconfitta. Quel saluto iniziale e finale che l’arbitro ci “costringe” a fare in ogni gara non è una nota folcloristica o una coreografia per il pubblico. Quel saluto sancisce l’inizio e soprattutto la fine di una partita di pallavolo, entro la quale entrambe le squadre devono con grinta e determinazione cercare di superarsi, entro la quale si può anche “odiare” l’avversario se serve a caricarsi per giocare meglio. Ma tutto questo deve restare entro la gara e non andare mai oltre. A fine partita ci si saluta e si festeggia, ma mai si offende l’avversario. E nel caso che sia l’avversario ad offendere , si sopporta ,facendone tesoro , perché sopportare le offese è già crescere. Magari ci si prepara meglio perché ci sarà sempre un'altra gara nella quale sfidare chi ci ha offeso e quindi la possibilità di rispondere alle offese sul campo. Ho scritto un e-mail a Claudio Colli presidente del Castellina Scalo presentando le mie scuse e quelle della società, non voglio che risucceda. Ma il fatto più grave è successo in settimana ed è veramente molto grave. Da tempo chiediamo ai genitori di non far portare in palestra il telefonino alle ragazze specialmente quelle più piccole. Lo facciamo per evitare che possano essere rubati anche solo per scherzo , ma adesso lo facciamo ancora con maggiore convinzione. Siamo venuti a conoscenza di filmati fatti all’interno dello spogliatoio durante la doccia che potrebbero essere finiti sul web. E’ evidente che io personalmente e la società non siamo responsabili di tali fatti , ma arrabbiati enormemente si. Si ritorna al principio di rispetto. Quel rispetto della persona e della sua privacy che tanto viene sbandierato da tutti ,politici, sociologi,ecc ecc e poi viene tradito in continuazione. Il valore della privacy e del rispetto della persona non esiste più , è un dato di fatto , visto che si mette in mano ad una bambina di 10 anni o poco più uno strumento che può violare tale privacy in un attimo. Stasera a fine allenamento prenderò tutto il gruppo all’interno del quale è successo questo fatto e ne parleremo approfonditamente , ma se non c’è l’aiuto da casa noi non potremo fare niente.- Ma badate bene che per aiuto non intendo, denunce ,accuse , esclusioni , rimproveri o quant’altro, ma intendo educazione alla moralità. Insegnare ai nostri figli i limiti oltre i quali non si deve andare è oggi più che mai compito nostro. La società non ci aiuta, la televisione rema contro, siamo solo noi genitori che possiamo porre dei limiti. E mi scusino le squadre e gli allenatori che hanno disputato le gare del fine settimana ma di risultati non mi và di parlare.
 
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Assari
view post Posted on 13/3/2015, 15:18




Buon giorno, avrei bisogno di avere referenze su un allenatore toscano: Fantasia Antonio.
Chi mi può aiutare?
Grazie...

Alessandro
 
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view post Posted on 13/3/2015, 17:23
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dovresti provare in liguria o qualcuno della sestese!
 
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view post Posted on 20/3/2015, 07:08
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#Volley, “il mio sport è differente” , forse lo era :wacko: :blink: :cry: :cry:


www.toscana.federvolley.it/

FIPAV COMITATO REG. TOSCANA
PROVVEDIMENTI GIUDICE SPORTIVO TERRITORIALE
COMUNICATO N. 19bis
COMUNICATO UFFICIALE N. 19bis


Nella riunione del giorno 19-03-2015 il Giudice Sportivo Territoriale Avv. Tullio Cristaudo, assistito dal
supplente Giudice Sportivo Territoriale Dott. Francesco Mazzi, ha assunto le seguenti decisioni:

GARE UNDER 14 MASCHILE:
- n. 2001 TORRETTA VOLLEY LIVORNO / MIGLIARINO VOLLEY (0-3)
- n. 2004 MIGLIARINO VOLLEY / FIRENZE VOLLEY (3-2)
- n. 2009 CUS PISA / MIGLIARINO VOLLEY(0-3)
- n. 2012 SAVINESE / MIGLIARINO VOLLEY(0-3)

A seguito di controllo effettuato è risultato che gli atleti PARENTI Matteo, SERVELLO Davide e COLI Edoardo
già tesserati per la stagione sportiva 2014/2015 per la società V.B.C. CALCI ASD (codice Fipav 10.052.0005) e
partecipanti alla fase provinciale Under 14 Maschile, sono stati tesserati in prestito per la società MIGLIARINO
VOLLEY (codice Fipav 10.052.0082) ed hanno partecipato alle suddette gare della fase regionale del medesimo
campionato Under 14 maschile , in ciò contravvenendo a quanto disposto dalle Norme Tesseramento Atleti
Italiani 2014/2015 ( pag.12) “divieto per gli atleti oggetto di prestito di partecipare al medesimo campionato”.
Visto quanto sopra, l’Ufficio Tesseramenti con nota odierna PROT/0706/TESS ha comunicato la revoca ai sensi
dell’art. 28 comma 2 Regolamento Affiliazione e Tesseramento, dell’omologa del prestito dalla società V.B.C.
CALCI ASD alla società MIGLIARINO VOLLEY per il campionato Under 14 maschile per gli atleti
PARENTI Matteo, SERVELLO Davide e COLI Edoardo.
Considerato pertanto l’irregolare partecipazione dei suddetti atleti alle gare sopra indicate 2001-2004-2009-2012,
si dispone nei confronti della società MIGLIARINO VOLLEY per tutte e quattro le gare la perdita con il
punteggio 0-3 ( 0-25; 0-25; 0-25) con conseguente aggiornamento della classifica.
Per quanto riguarda la responsabilità disciplinare, l’Ufficio Tesseramento provvederà a trasmettere quanto di
competenza nei modi e nelle forme di cui all’art.29 Regolamento Affiliazione e Tesseramento.

GARA 510 CM del 14.03.2015, PALLAVOLO SESTESE ASD / NORCINERIA TOSCANA

Visti il rapporto ed il referto arbitrale, nonchè la documentazione inviata dai sodalizi interessati ed esaminati in
particolar modo le riprese visive relative alla fine della gara ed al saluto finale, con gli incresciosi e deprecabili
avvenimenti accaduti dopo lo svolgimento di una partita corretta e senza alcun intervento disciplinare si osserva
quanto segue:

- A fine gara al momento del saluto finale l’allenatore della Pallavolo Sestese STEFANI Gabriele ha un
diverbio con un giocatore della società NORCINERIA TOSCANA che si trovava oltre la rete nell’altra parte
del campo e lo ha spinto due volte con veemenza, gesto alquanto deprecabile ed antisportivo visto che
proviene da persona adulta nei confronti di giovane atleta della squadra che aveva perso nettamente (0-3);

- In seguito, sempre nel corso del saluto finale, allorchè i giocatori si stavano scambiando il saluto sotto rete,
si vede il giocatore n.16 SCARPONI Alberto della società NORCINERIA TOSCANA rivolgersi in malo
modo nei confronti del giocatore di colore N.3 GONCALVES MAIA Alfredo Neto della società
PALLAVOLO SESTESE ASD e questi reagisce repentinamente spingendo con veemenza lo stesso
SCARPONI Alberto, che si trovava ancora nella parte del proprio campo, dopodichè SCARPONI Alberto si
precipita con fare aggressivo nella metà campo della società PALLAVOLO SESTESE ASD e l’atleta
GONCALVESE MAIA Alfredo Neto continua nella sua furia aggressiva colpendo con pugni l’atleta
SCARPONI, il quale a sua volta reagisce sferrando pugni; inoltre l’atleta GONCALVES si scaglia contro
altro atleta della società NORCINERIA TOSCANA ( n. 3 BRINI Gabriele) che nel frattempo entrava nel
campo della società SESTESE probabilmente per dividere i due suddetti atleti e comunque non prendendo
parte attiva alla rissa.

FIPAV COMITATO REG. TOSCANA
PROVVEDIMENTI GIUDICE SPORTIVO TERRITORIALE
COMUNICATO N. 19bis

Pertanto, visto quanto sopra, si irrogano le seguenti sanzioni:

- STEFANI GABRIELE (Allenatore PALLAVOLO SESTESE ASD), sospensione da ogni attività federale
per giorni 60 (fino al 18 maggio 2015) per condotta aggressiva antisportiva e minacciosa a fine gara (4
penalità);
- SCARPONI ALBERTO (Atleta NORCINERIA TOSCANA), sospensione da ogni attività federale per
giorni 90 (fino al 17 giugno 2015) per grave condotta aggressiva, antisportiva e minacciosa a fine gara
venendo alle mani con giocatore avversario (4 penalità);
- GONCALVES MAIA Alfredo Neto (Atleta PALLAVOLO SESTESE ASD), sospensione da ogni attività
federale per giorni 90 (fino al 17 giugno 2015) per grave condotta aggressiva, antisportiva e minacciosa a
fine gara venendo alle mani con giocatore avversario (4 penalità):
- NORCINERIA TOSCANA, Multa di Euro 500,00 per la grave condotta del proprio tesserato;
- PALLAVOLO SESTESE ASD, Multa di Euro 500,00 per la grave condotta dei propri tesserati.


GARE NON PERVENUTE: 724 – 930 – 1029 – 1319 – 1321 – 1323 – 1324 – 1333 – 1475 – 1630 – 2012 –
2078 – 2128 – 2129 – 2144
AFFISSO in data 19-03-2015
IL GIUDICE SPORTIVO TERRITORIALE
(Avv. Tullio Cristaudo)
 
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view post Posted on 3/4/2015, 11:44
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Tragedia al torneo di pallavolo, muore una bambina di Finale Ligure

La bimba è stata portata in ospedale a Rivoli La bimba è stata portata in ospedale a Rivoli


Torino - Una due giorni da vivere come una vacanza però con lo spirito da atleta vero: la trasferta, l’albergo, la squadra, le partite e il mister che consiglia, ragguaglia, motiva per arrivare ad una vittoria. Tutto perfetto e bellissimo nell’immaginario di una ragazzina che sogna di diventare una professionista della pallavolo. Invece il sogno si è spento per sempre dopo un pomeriggio trascorso a giocare con le compagne-amiche di allenamenti e una vita fatta di sudore e gioia e amarezza per le sconfitte sul campo non ci sarà. Alessia aveva 11 anni.

Era arrivata dalla Liguria a Torino con il suo club, Volley Finale, per disputare uno dei tornei più importanti a livello giovanile in Italia, organizzato dal Parella, il «Pasqua sotto rete»: oltre 1400 partecipanti dagli 11 ai 16 anni. Due le società liguri partecipanti, oltre a quella di Finale anche una di Genova, la Serteco, iscritta alle under 14. Una manifestazione che è un viaggio culturale oltre che un evento sportivo, perché è sempre prevista una visita ai musei o ai monumenti più importanti di Torino. In definitiva un momento di grandissima aggregazione e festa per giovanissime speranze del volley. Sul quale ieri sera è calata una cappa luttuosa difficile da immaginare e non solo da vivere.

Alessia si è sentita male dopo cena nell’hotel di Rivoli dove l’organizzazione torinese aveva sistemato la sua squadra. Aveva trascorso una bella serata con le compagne di squadra, con le quali aveva intonato cori («Noi abbiamo il mare!») per inneggiare alla vittoria. Poco dopo, il malore. Improvviso e inspiegabile.

Tempestivo è stato l’intervento dei dirigenti del club tra cui c’era anche la mamma della ragazza. Il tragitto disperato e folle verso l’ospedale di Rivoli dove per cause che dovranno essere accertate Alessia si è spenta poche ore dopo.

«Un dramma che da uomo di sport non avrei mai neanche potuto ipotizzare - dice con la voce rotta dal pianto, il presidente del Parella, Gianluca Facchini - La notizia ci è giunta immediatamente e ci ha lasciato stravolti. Abbiamo comunicato al presidente del club ligure (giunto a notte fonda all’ospedale rivolese, ndr) e alla famiglia della ragazzina la nostra decisione di interrompere subito il torneo. Con la morte nel cuore non so come potremmo proseguire».

«Però la stessa famiglia ci ha chiesto di andare avanti. Stamattina - aggiunge Facchini - decideremo anche con gli altri dirigenti cosa fare. Certo è che parlare di sport in questi attimi diventa molto difficile. Come sarà un compito arduo spiegare agli altri giovani qui presenti che la morte è venuta a bussare ad una manifestazione che ha la gioia come inno e come motto».

«Tragedia assurda e inspiegabile, che non trova parole». Ha il cuore in gola Stefano Schiappapietra presidente del Finale, la squadra di Alessia Berruti, la bambina di 11 anni, morta a Rivoli sotto gli occhi della madre, dirigente della stessa società. «Alessia giocava con noi da cinque anni e militava nella squadra dell’under 12. Era felicissima di poter partecipare al torneo che ha iscritte 84 squadre provenienti da tutta Italia. Era il primo torneo a cui partecipavamo con la sua squadra. Siamo davvero distrutti. Abbiamo ritirato la squadra e siamo tornati a casa». Il presidente del Finale ha raggiunto la squadra ieri sera alle 22 e 15, non appena informato delle gravi condizioni di Alessia: «Hanno cercato di rianimarla per 40 minuti in albergo – spiega - e quando sono riusciti a stabilizzarla l’hanno portata in ospedale a Rivoli. Quando muore una bambina di undici anni è difficile andare avanti, ma lo faremo per tutte le altre bambine. Stamattina l’idea era di fermare il torneo di Rivoli.

Daria Molina, l’allenatrice del Volley Finale under 12, squadra nella quale giocava Alessia, la bimba deceduta ieri all’ospedale di Rivoli, è a casa ancora sotto choc. Molina allenava Alessia da quando aveva cinque anni e non riesce a capacitarsi della tragedia.




fb Volley Parella Torino



Il ‪#‎VolleyParellaTorino‬, in accordo con il ‪#‎VolleyFinale‬, comunica la decisione di sospendere il torneo ‪#‎PasquaSottoRete‬, che si sarebbe dovuto concludere nella giornata di oggi, venerdì 3 aprile.
Il Presidente Gianluca Facchini e il Volley Parella Torino sono vicini alla famiglia di Alessia, alle sue compagne di squadra e alla società Volley Finale, colpiti da questa incredibile tragedia.
 
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view post Posted on 2/5/2015, 13:14
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www.euroduepallavolo.it
mettilamanosulcuore2
Un aiuto per Elena e Gabriele
Come avrete sicuramente letto sul ns. sito un nuovo gravissimo lutto ha colpito i due gemelli Elena (Under 14 Rossa EuroRipoli ) e Gabriele (Under 14 Firenze 2 Basket): a distanza di pochi mesi dalla perdita del padre Alessandro il 23 aprile ci ha detto addio anche la madre Beatrice.
I ragazzi hanno trovato nella zia e nel cugino il conforto di cui, in questo tragico momento della loro adolescenza, non possono assolutamente essere privati.
Tutti ci stiamo muovendo per poter offrire un aiuto concreto e tangibile in questa prima fase.
Il Firenze2 Basket ha lanciato una sottoscrizione di natura economica a sostegno delle esigenze primarie dei due fratelli, noi come EuroRipoli Volley e tutto il movimento della pallavolo vogliamo dare il ns. contributo.
Mi permetto quindi di chiedere a tutti di dare massima visibilità possibile a questa iniziativa, coinvolgendo anche chi non segue lo sport, ma non è insensibile a tragedie di questa portata. Quindi non esitate a informare, divulgare, pubblicare su siti, social ecc., in modo da dare maggiore eco possibile.
Con il consenso del Direttivo EuroRipoli, anche noi, abbiamo deciso di aprire una raccolta per Elena e Gabriele.
Queste le modalità operative:
Le donazioni potranno essere consegnate in sede Euro Due Pallavolo : VIA DI RIPOLI, 209-D 50126 FIRENZE tutti i giorni dalle ore 16,00 alle ore 19,00, in busta chiusa, con la sola dicitura "per Elena e Gabriele".
In alternativa sarà possibile effettuare un bonifico sul c/c:
IBAN: IT53Q0616002834000019600C00 intestato a ASD Eurodue Pallavolo con causale: "Per Elena e Gabriele"
La raccolta terminerà il 31/05/2015. Il 1° giugno si provvederà, alla presenza del Direttivo EuroRipoli, all'apertura delle buste e alla consegna, di quanto ricevuto sul c/c, ad Elena e Gabriele tramite della zia Daniela e il cugino Francesco.
Non voglio ulteriormente sollecitare sull’importanza di questo gesto: non vengono chieste donazioni minime, ognuno si senta libero di offrire quello che può; in questo momento anche un gesto piccolo può dare un aiuto importante.
Sono a disposizione di chiunque, anche in forma privata, per fornire dettagli, spiegazione e quanto altro possa servire a chi decide di aderire a questa iniziativa.
Grazie di cuore per tutto quello che farete per Elena e Gabriele.

Riccardo Mazzanti
EuroRipoli Volley ASD
 
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Spongy
icon9  view post Posted on 21/5/2015, 10:55




Mi sono iscritto da pochi giorni a questo forum e oggi, avendo un po' di tempo libero, mi sono letto queste notizie.

Sabato scorso sono stato a seguire un corso d'aggiornamento tenuto da "una certa" Francesca Vannini (ex Nazionale, ex giocatrice di Serie A1, attuale allenatrice de Il Bisonte Firenze) e sono rimasto basito dall'umiltà. Una persona disponibile ad imparare e a condividere con altri il frutto del proprio sapere e della propria esperienza (nettamente superiore alla mia... e non di poco).
Sfortunatamente vedo che queste persone sono sempre più rare. Temevo che fosse peculiarità della mia Società, ma "fortunatamente" vedo che ne esistono tanti di casi.
Io, personalmente, non riesco a capire quelle persone che non vanno mai a vedere un allenamento, che non si informano, che non chiedono il "come" o il "perché" di certe cose, nella pallavolo come nella vita.
Io, quando avevo un po' più di tempo libero, andavo a seguire allenamenti di squadre più evolute, come anche di minivolley.
Per certe persone ci sarebbe un'unica soluzione... :chair.gif:

Per quanto riguarda il fatto di Arianna Cicogna mi trovo abbastanza concorde coi genitori. Premesso che sono totalmente ignorante per quanto riguarda i procedimenti burocratici che stanno dietro al tesseramento di un atleta, io trovo che l'interesse principale di un allenatore (e quindi, indirettamente, della Società stessa) sia crescere l'atleta... e quindi essere felice di riuscire a mandare tale atleta a giocare in una Società più prestigiosa o in una categoria più alta.
Personalmente sono stato orgoglioso di aver allenato una ragazzina che ha vinto (la stagione che l'ho allenata io) il Trofeo delle Province con la propria Selezione. Conosco anche un allenatore che ancora, a tanti anni di distanza, si fregia del fatto di aver allenato Marika Bianchini (fresca Campionessa d'Italia), ma nonostante questo non ha nemmeno provato a trattenerla, sapendo che sarebbe potuta arrivare a tali livelli.
E' vero che piace a tutti vincere e tenersi le atlete più forti per provare a raggiungere un risultato migliore degli anni passati, ma questo non deve ostacolare la crescita fisica, mentale, tecnica e tattica di un'atleta... soprattutto minorenne.

Esprimo la mia vicinanza alla famiglia della piccola Alessia Berruti e ai due fratellini Elena e Gabriele. Da mie esperienze passate so per certo che non ci sono parole per esprimere ciò che è successo.
Ciao Alessia, ciao Alessandro, ciao Beatrice.... riposate in pace.
 
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606 replies since 26/10/2013, 13:03   19614 views
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