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gibbo2
view post Posted on 27/3/2014, 15:49 by: gibbo2
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Ringraziamo l'amico Barbogio per la segnalazione!!!



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Pallavolo giovanile: un diritto per tutti?
Pianeta Volley
By Pianeta Volley marzo 24, 2014 07:30

Cicogna-Arianna
Arianna Cicogna

Arianna, nostra figlia maggiore, ha 16 anni. Ha cominciato a giocare a pallavolo quando ne aveva solo 6. È cresciuta praticando questo sport e ne è sempre stata innamorata. In tutti questi anni ha ottenuto tante soddisfazioni, ma purtroppo non meno delusioni; ogni volta però, senza esitazioni e con caparbietà, non ha perso di vista l’obiettivo e con la grinta che la caratterizza non si è lasciata abbattere. Tuttavia, quanto successo in questa stagione sportiva non le ha lasciato scelta: lo sport per il quale ha dato tutta se stessa, senza mai risparmiarsi e rinunciando a tutto, non lo potrà più praticare. Tutto ciò è scaturito dal fatto che Arianna alla fine della scorsa stagione ha manifestato, prima a noi genitori e poi alla società di appartenenza, la volontà di voler cambiare squadra, ancor prima di aver ricevuto qualsiasi proposta alternativa. Tale desiderio non è stato originato dal nulla e nostra figlia lo ha maturato con fatica e non senza ripensamenti, in parecchio tempo. Indipendentemente dalle motivazioni, indipendentemente dalle responsabilità, il fatto è che lei non si sentiva più a suo agio in quella società e le sarebbe piaciuto poter fare un’esperienza alternativa. Dopo avere affrontato più volte tale questione in famiglia e compreso il suo disagio noi, in qualità di genitori, abbiamo preso iniziativa e siamo andati a parlare con la società per capire come poter trovare una soluzione di comune accordo. Nostra figlia non ha mai negato quanto fatto dalla società per la sua crescita tecnica e anche noi ne siamo tutt’oggi consapevoli. Allo stesso modo siamo consci di quanto lei abbia dato loro: la sua totale ed incondizionata disponibilità, sempre e comunque. Con questa consapevolezza, se un prestito non fosse stato possibile, non ci saremmo mai tirati indietro di fronte all’eventuale richiesta di un equo indennizzo al fine dell’ottenimento del suo nulla osta. Purtroppo, però, da parte della società abbiamo trovato un muro: o un prestito oneroso, ma solo fuori regione, o un compenso di ben 15’000 euro per lo svincolo definitivo! Premesso che all’epoca dei fatti, agosto scorso, Arianna aveva 15 anni, una ragazzina quindi e, premesso che per farla giocare a pallavolo abbiamo sempre pagato la quota annuale richiesta dalla società, una pretesa di questa entità la riteniamo un insulto alla decenza e degna di denuncia. Ci siamo pertanto trovati costretti a cercare una motivazione, comunque fondata, per adire la giustizia sportiva. Dopo una prima sentenza del Cta che in maniera dettagliata riconosceva le nostre ragioni attribuendo un valore presumibilmente equo di 4’000 euro per il cartellino di Arianna, a fronte del ricorso della società sportiva, sia il Caf prima, che la Corte Federale dopo, hanno invece, in maniera concisa e ambigua, ribaltato la sentenza, annullando di fatto lo svincolo. Nostra figlia se vorrà continuare a giocare a pallavolo potrà farlo unicamente con la società che a quattordici anni l’ha cartellinata e vincolata per 10 anni! Pur essendo venuti meno la fiducia e il rispetto che dovrebbero essere alla base del rapporto tra atleta e società, le è stata negata la possibilità di andare a giocare altrove. Le è stato detto “non badare alla società e pensa a giocare a pallavolo”… ma per lei la pallavolo è uno sport, un divertimento, non un lavoro, ed è suo diritto potersi recare in palestra con entusiasmo e serenità, senza nulla togliere alla serietà e all’impegno. È stato forse firmato un contratto? Stiamo forse parlando di una professionista? Niente di tutto questo, ovviamente! Ciononostante noi come famiglia eravamo disposti a riconoscere un cospicuo indennizzo alla società pur di risolvere in bonis la questione: “o 15’000 euro o non se ne fa niente”, questa è stata la disponibilità offertaci. La cosa grave è che stiamo parlando di una minorenne in età adolescenziale che, nonostante la maturità dimostrata nell’affrontare la delusione, non riesce a farsene una ragione. Ci siamo rivolti alle istituzioni locali, alla federazione sportiva, sperando, ingenuamente, di trovare sostegno per riportare la questione nel buon senso comune. Che illusi! Come possiamo sperare che in questo paese cambino le cose… già in questo ambito, di fronte al subentrare di interessi economici e della salvaguardia delle poltrone, tutte le chiacchiere e le false aspettative si vanno a far benedire. Stiamo parlando di sport, di quello sport a cui noi genitori ingenuamente, lo ribadiamo, abbiamo indirizzato i nostri figli, sin dalla tenera età, al solo scopo di farli crescere in salute e in un ambiente di sani principi… a sedici anni, invece, Arianna si ritrova a dover fare i conti con i meccanismi contorti che stanno distruggendo la nostra società, a tutti i livelli. Nei Paesi Europei all’avanguardia i minori, almeno nello sport, godono di particolare tutela, perché questo non avviene anche in Italia? Perché si consente alle società sportive, che di sportivo hanno ben poco, di speculare sulle capacità di un’atleta che, anche se talentuosa, è pur sempre una minorenne? Unico risultato conseguito dalla società in questione è quello di aver perso definitivamente e per l’ennesima volta un’atleta: ha il suo cartellino, ma non avrà mai più la giocatrice! Ma a loro non importa… ciò che conta sono gli obiettivi, il vincere a tutti i costi, anche al prezzo di perdere tutte le ragazze che non condividono il loro modo di operare. Nostra figlia non è stata la prima e non sarà neanche l’ultima, purtroppo. Questa denuncia non vuole essere fine a se stessa e tantomeno un modo di esprimere rancore nei confronti della società o della federazione. Non ci interessa. Nostra figlia, se nulla cambierà, non giocherà più a pallavolo, ma per evitare che quanto a lei successo possa accadere ad altre ragazze e ragazzi è dovere di tutti coloro che credono nei valori dello sport gridare a gran voce il comune disappunto: la regolamentazione del tesseramento vincolante deve essere modificata, almeno per gli atleti minorenni. Se non altro sarebbe opportuno, a loro tutela, introdurre un tetto alle richieste economiche oltre il quale le società non potranno vantare pretese. Lo sport, così come la scuola, è un diritto dei nostri figli e almeno noi faremo di tutto per impedire in futuro che società spregiudicate, cosiddette ‘sportive’, possano impedire ai ragazzi il piacere di fare lo sport amato.
Franco Cicogna ed Elisabetta Costi



P.S. – Per chi vorrà commentare quanto da noi scritto, cortesemente, vi invitiamo a non far diventare questo articolo uno strumento di ripicche personali e un’opportunità per scrivere insulti o parolacce verso altri, come spesso accade nei social network. Proviamo tutti in maniera decisa ma educata a riuscire ad avere un confronto civile. Questo sarebbe già un gran risultato visto la conflittualità che caratterizza la società odierna.



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Alessandro Lombardi • 2 giorni fa

È stato firmato un contratto, vi domandate? Sì, il tesseramento lo avete firmato anche voi genitori. Se non vi siete informati prima sul contratto che avete firmato la responsabilità è vostra.
Siete troppo di parte quando dite che la CTA ha dettagliatamente accolto il vostro ricorso, mentre le commissioni che l'hanno cassato, chissà perché, sono ambigue.
Ho letto le sentenze e a mio parere la decisione assunta è corretta, a causa della partecipazione alla selezione regionale, il che non ne fa una giocatrice e basta, ma un possibile prospetto di interesse nazionale, possibile obiettivo di società reclutatrici e procuratori.
Quindi è assolutamente ovvio che non si tratti di una normale sedicenne e che non possa andare dove le pare allo schioccar delle dita, alla faccia magari di una società che se l'è coccolata e riverita.

Sì, perché mentre voi dipingete di nero la società che, piaccia o no, ha permesso a vostra figlia di diventare quel che è, ci sono anche in giro tante giocatrici arriviste e società buoniste e genitori della piccinini, dove il rapporto che descrivete si può comodamente ribaltare. Ecco perché suona irragionevole dire che bisogna cambiare le regole, solo perché "danneggiano" vostra figlia. Le regole devono essere eque.

Ciò detto, invece di cambiare le regole, basta rispettare quelle che ci sono. Che vostra figlia torni a giocare, finisca la stagione, e che si trovi per l'anno prossimo una B1. Avrà lo svincolo per crescita tecnica, sempre che non faccia parte di una selezione regionale o nazionale.
Diversamente dovrete rispettare il vincolo che obbliga i firmatari "alla pratica della pallavolo nell'interesse ESCLUSIVO della società vincolante". Sul prezzo, forse (FORSE) 15mila sono troppi ma 4mila sono pochissimi. Medierei sui 10mila circa.

Basta che non raccontiamo la favoletta dello sport per i giovani, che non è proprio questo il caso. Vi serve solo a raccogliere il consenso dei gonzi.





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Franco Cicogna Alessandro Lombardi • 2 giorni fa

Ci spiace che definisca “Gonzi” (sciocchi, per intenderci) quasi 2.000 persone che hanno già manifestato il loro consenso, oltre noi stessi.

Le risponderemo comunque punto a punto.

Il tesseramento di un figlio non è proprio la firma di un contratto. Non ci sono le clausole e in ogni caso nessuna società le spiega in dettaglio ai genitori. Dove c’è scritto, nel “contratto”, che una ragazza di 15 anni può andare in prestito solo fuori regione per decisione del sodalizio. Noi eravamo consapevoli del vincolo che si sarebbe creato, ma pensiamo, ancora oggi e nonostante tutto, che esista il buon senso nelle persone, senza immaginare che qualcuno potesse arrivare a tanto.

Non siamo di parte nel giudicare le sentenze. Ci scusi, ma se l’articolo 35.2 del RAT dice che l’atleta può essere svincolata in caso di cessione del titolo (la serie D nel nostro caso) e questo è avvenuto, secondo lei c’è l’ammissibilità del ricorso? In ogni caso le abbiamo definite ambigue e non ingiuste, perché si parla della cessione del titolo di B1 che in realtà non è stato ceduto, ma “rinunciato” con tanto di sanzione (trova tutto nel sito
della Fipav). Possiamo avere il dubbio lecito dell’ambiguità visto che si è parlato della B1 e non della D?

Se partecipare ad una rappresentativa rende un giocatore di interesse nazionale è evidente che non conosce le dimensioni della nostra regione sia in termini di abitanti che in termini di tesserati. Contrariamente a quello che lei scrive nostra figlia è una normale sedicenne, talentuosa probabilmente. Ma bisogna avere la consapevolezza del proprio perimetro e delle proprie possibilità, senza creare false aspettative ai figli. Purtroppo molti genitori ragionano diversamente, ma si deve essere liberi di poter pensare che lo sport è prima di tutto un divertimento, oltre che una passione.

La troviamo superficiale, che non è un’offesa, nel definire il caso di Arianna come se volesse cambiare società allo “schioccare delle dita”. E’ chiaro che non conosce il contesto, anche perché parla di un sodalizio che se l’è coccolata e riverita. Se così fosse, probabilmente, non avrebbe manifestato un disagio tale (nel corso del tempo) da maturare la volontà di cambiare società (e questo abbiamo cercato di spiegarlo nel nostro articolo).

Noi non dipingiamo di nero la società, non cerchiamo rivincite, ed è lei stesso a definire troppi 15.000 euro. Se nostra figlia è diventata quello che è, una buona giocatrice di pallavolo, il merito è sia della società che dell’atleta. Anche questo è ben evidenziato nell'articolo..

Noi crediamo che 15.000 ma anche 10.000 euro siano tantissimi, almeno per chi come noi realmente non spinge i figli allo sport perché diventino dei campioni, ma perché possano imparare a vivere in un contesto di amicizie, di regole e di rispetto, che devono essere bilaterali.

Se per lei 15/10.000 euro sono pochi, per gran parte delle famiglie sono una follia, forse un anno di stipendio. Faccia una riflessione su questo e ci dica con quale facilità un genitore possa aprire il portafoglio e tirare fuori queste somme. Lo stesso potremmo dire per 4.000 euro!

Troviamo la sua ultima frase finale una provocazione, ma le rispondiamo comunque. Ci perdoni: come fa a definire la storia di Arianna una “favoletta dello sport per i giovani”. Difronte ad un disagio psico/fisico di un’adolescente bisogna essere più prudenti nelle affermazioni, se non altro per rispetto di chi comunque in tutto questo sta soffrendo in prima persona.





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Alessandro Lombardi Franco Cicogna • un giorno fa

No, cari signori, il tesseramento È un contratto, altrimenti sarebbe bastata una stretta di mano o una telefonata. Il contratto ha clausole sulle quali evidentemente voi non vi siete informati. Questo non fa di voi dei criminali, certo, ma avete accettato, FIRMANDO, cose che non conoscevate. Succede.
La questione della cessione ve la spiego con un esempio. Squadra che cede serie D e rimane con la terza divisione di libera iscrizione. L'eventuale ricorso viene accolto. Ma, in qs caso la squadra ha ceduto la D per avere una C. Non c'è quindi decrescita tecnica. Ragion per cui trovo molto adeguata la riforma della prima sentenza, anzi mi stupisco di come possa essere stata accettata a suo tempo la richiesta di svincolo.
Sulla cifra. Mi presento, sono un allenatore della Lombardia e mastico pallavolo da appena una ventina d'anni. Posso anche sbagliarmi su vostra figlia dato che non la conosco, ma i prezzi che ho visto girare per giocatrici CIRCA di quell'età e spessore sono quelli. E sono stati pagati. A voler accettare che il contesto umbro possa essere meno competitivo di quello lombardo, posso capire di tagliare fino a 10k euro. Questo non significa che sia facile averli a disposizione, non ho detto questo e non è per nulla raffinato che mi attribuiate cose che non ho detto e che non penso. Però se un giocatore ha talento e prospettiva, ha anche un valore. E personalmente concordo sul fatto che il "prestito fuori regione" mi sembra una modalità curiosa.
Sul resto avete frainteso, perché fondamentalmente mi riferivo al vostro "bisognerebbe cambiare le regole" solo a causa del vostro caso specifico, senza conoscere io minimamente le parti in causa se non tramite le sentenze. In questo articolo avete omesso di segnalare le oggettive qualità tecniche di vostra figlia, e nemmeno questo è molto raffinato. Perché tutti, ma proprio tutti, sono ben disposti a approvare la sana voglia di giocare di una delle migliaia di sedicenni della penisola che viene ingiustamente bloccata dalla società di appartenenza che magari chiede 5 palloni nuovi. Peccato che non sia questo il caso, dato che la sedicenne in questione POTREBBE avere un futuro serio, indipendentemente dal fatto che VOI riteniate che in Umbria non siete così forti. La favoletta la avete dipinta voi, giusto per avere, ripeto, il supporto dei gonzi, pronti a scatenarsi contro le società brutte e cattive. Ma la realtà differisce dalla fantasia.
Stento a credere che nessuna società avesse fatto pervenire anche solo piccoli abboccamenti a una giocatrice 15enne che giocava in D, giocherebbe in C e si è accasata in B2. Non è un male essere ambiziosi e nemmeno essere arrivisti, ma le favole raccontatele a chi non fa pallavolo....
Questo, ovviamente, non significa che il disagio di Arianna non ci sia. Ci sarà sicuramente. Io sono il primo a dire che in palestra è meglio avere atleti motivati che non motivati, indipendentemente dal motivo di attrito. Ma vanno bilanciati i legittimi interessi di tutti.
E col vostro articolo, assolutamente omissivo nel descrivere compiutamente la realtà dei fatti, potete solo trovare il supporto, ripeto, dei gonzi. Se uno legge il vostro articolo, percepisce la bimba di 1/2 divisione che
vorrebbe andare a giocare con le amiche all'oratorio sotto casa, vessata
da una società di orchi cattivi che specula sulle povere famiglie. E
poi c'è la marmotta che incartava la cioccolata...
Una discussione seria, invece, prima inquadra BENE il contesto, per poi discutere. Sul prezzo, sulle sentenze, sulle regole... su quel che si vuole.


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Franco Cicogna Alessandro Lombardi • 16 ore fa

Partiamo da una visione troppo diversa dello sport per continuare questo pseudo confronto.

Noi non dobbiamo convincere nessuno e continuiamo ad essere fermamente convinti che le regole del tesseramento vadano adeguate e migliorate a tutela dei minorenni e non solo dei sodalizi.

Siamo orgogliosi di essere dei Gonzi, rispettosi, che credono nelle favole … magari a lieto fine!
 
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606 replies since 26/10/2013, 13:03   19618 views
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