| Questa cosa credo che sia sempre esistita,non è una novità. Io credo che tutto comincia dalla scuola,dove l'educazione fisica è intesa oggi giorno in un modo un po' strano,sicuramente diverso da quello di una volta,almeno il mio di allora(paleolitico,sic!). A scuola,alle medie,si faceva tanta ginnastica (incluso il mitico quadro svedese),parecchie discipline e tutti dovevano farle obbligatoriamente. Questo per dire che a 10-11 anni c'era gia una capacità psico-motoria ed un'idea di predisposizione ad un certo tipo di sport sapendo,più o meno, cosa ti piaceva come tipo di discplina sportiva. Oggi gli allenatori si vedono arrivare in palestre bimbe che sanno a malapena correre ma che riescono a programmare un telefonino ed hanno svaghi ed opportunità alternative che noi non avevamo,con valori dell'effemiro spinti al massimo dalla società e dai media. Nonostante le bimbe siano un mondo avanti in preparazione "tecnologica" e sembrino molto + avanti in tutto rispetto ai tempi passati,io credo che siano invece molto più fragili ed insicure e debbano essere guidate,sostenute e debba essere data loro una guida. Purtroppo i motivi che spingono i genitori a portare i loro figli in palestra,sono, per la maggioranza dei casi, un parcheggio mentre si è al lavoro,perché qualcosa devono fare e non stare tutto il giorno davanti al pc,perché ci va l'amica di scuola. Le bimbe non sanno neanchè loro cosa vogliono e non sono preparate mentalmente alla palestra ed allo sport di squadra,nonostante la loro dialettica faccia pensare altrimenti. La voglia di lavorare,sudare e sacrificasrsi in palestra per me viene dalla passione per lo sport e la disciplina che si fa,qualunque essa sia.I genitori dovrebbero assecondare i momenti di tristezza o malavoglia delle bimbe invogliandole a darci dentro e non a mollare alla prima occasione e difficoltà o rivoltandosi all'allenatore(perché magari la bimba non gioca o gioca poco). Purtroppo questo genere di genitore è una rarità. E' anche vero che ci sono parecchi allenatori in palestra che sono impreparati o di scarsa attitudine all'insegnamento del volley,cosa che va di paripasso con l'impreparazione dei dirigenti e degli stessi genitori. Il punto focale è per me,data questa situazione,che è la realtà odierna,l'unica possibilità che ha una società di volley,oggi,è basata su 3 pilastri.
1)allargamento della base. 2)creazione di gruppi agonistici (con le bimbe predisposte per capacità) e di gruppi amatori (con le bimbe meno dotate da madrenatura o + lente nell' apprendimento ma non per questo meritevoli di essere seguite con cura e dedizione). 3)Dedicare gli introiti derivanti dal giovanile esclusivamente a questo settore e non a spese pesudofolli per le categorie superiori che dovrebbero essere autofinanziate. E qui ci sarebbe da parlare di quali sono i motivi,gli scopi dei presidenti delle società,di perché fanno volley e si dedicano alla pallavolo......
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